Una riflessione costruttiva sulla problematica del clima di Arturo Romer (*), 22.1.2019
Da mesi, le cittadine e i cittadini del nostro Paese vengono bombardati da tutte le parti (politici, mass media, glaciologi, climatologi, ambientalisti, ideologi, studenti, ecc.) con notizie catastrofiche e apocalittiche inerenti al cambiamento climatico. La gente resta disorientata e si pone con ansia mille domande. Non basta allarmare e spaventare. Occorre dare informazioni corrette, consigli, risposte, soluzioni e una dose di speranza. È questa l’intenzione del mio articolo.
Il clima è un sistema fisico estremamente complesso, caotico, dinamico e non lineare. L’esistenza dei cambiamenti climatici è incontestabile. In Svizzera sono percettibili chiaramente: rispetto al 1850, la temperatura media annua è aumentata di 1,8 °C – il doppio rispetto alla media mondiale (circa 0,9 °C). Le conseguenze sono già visibili: ritiro dei ghiacciai, innalzamento del limite delle nevicate, aumento di eventi estremi (canicole, siccità, forti precipitazioni, frane e piene). Le prove le troviamo praticamente davanti alla porta di casa: gli inverni sono diventati più miti e sempre più spesso la canicola estiva è quasi insopportabile. Il permafrost sulle nostre montagne inizia a sciogliersi, provocando lo scioglimento e il rilascio di grandi quantità di metano (CH4), un gas serra molto potente. Nella tundra sono presenti enormi riserve di permafrost. Ma il loro scioglimento sembra ormai solo una questione di tempo. Il processo di riscaldamento climatico, che nessuno può negare, sarà irreversibile per secoli, forse addirittura per millenni. Il clima sulla Terra è influenzato da una serie di processi naturali e antropici con ritmi distinti. Vi sono poi effetti di amplificazione, attenuazione e retroazione. Non è possibile affermare con assoluta certezza ed esattezza quali processi siano responsabili in quale misura delle alterazioni del clima osservate oggi. Ma da circa un secolo, in ogni angolo del pianeta immettiamo nell’atmosfera e negli oceani enormi quantità di gas serra (CO2, CH4, N2O, O3, CFC). Senza dubbio l’uomo ha quindi contribuito al processo del cambiamento climatico, specialmente durante gli ultimi 40 anni. Non serve a niente chiudere la stalla dopo che i buoi sono già scappati.
A livello mondiale possiamo tuttavia ridurre la velocità del riscaldamento climatico guadagnando così tempo di reazione: ottimizzando in primo luogo l’efficienza energetica, utilizzando il territorio in modo responsabile nonché riducendo e sostituendo i vettori energetici fossili. In ogni caso, però, l’umanità deve assolutamente prepararsi a convivere anche con l’effetto serra e le sue conseguenze. A tal fine occorrono investimenti importanti nell’informazione, nella formazione, nella ricerca e nello sviluppo nonché in misure di precauzione, prevenzione, protezione e adattamento. Il negazionismo, l’allarmismo e il catastrofismo non servono a niente, anzi sono un ostacolo. Si tratta di compiti non certo facili, che richiedono tempo. I genitori, gli insegnanti, i ricercatori e il mondo politico devono informare i nostri giovani oggettivamente, in modo neutrale e con competenza.
Da soli, noi Svizzeri non riusciremo a influenzare né il nostro clima né quello mondiale. Dobbiamo comunque fare qualcosa – non da ultimo per motivi di solidarietà planetaria e di etica. Imposte, tasse e sussidi esorbitanti non sono tuttavia la soluzione (basti pensare alla prevista tassa nazionale sul CO2 di 210 CHF/t CO2, una cifra proibitiva; in Europa si pagano oggi 23 EUR/t CO2).
Dietro ogni oggetto creato dall’uomo si nascondono risorse, energia ed emissioni. Non si tratta di formulare ipotesi o compiere atti di fede, bensì di determinare in modo neutrale, onesto, rigoroso, competente e completo i bilanci dell’energia, delle risorse e dell’ambiente. Ottimizzare significa misurare e calcolare. Nel 2100 sul nostro pianeta vivranno almeno 10 miliardi di abitanti. Avranno tutti diritto a una vita dignitosa. A livello internazionale urgono quindi informazione, formazione, ricerca, coordinamento, cooperazione, responsabilità e solidarietà. A lungo andare, il negazionismo, il fanatismo, gli scioperi e la cieca ideologia impediscono la ricerca della soluzione ottimale.
Da milioni di anni l’uomo evolve continuamente e si adatta a condizioni di vita mutate non solo sul piano genetico, bensì anche su quello sociale e istituzionale. La sua inventiva e il suo senso di responsabilità lo aiuteranno a superare le crisi e a risolvere i problemi che riscontrerà anche in futuro.
*Prof. Dr. Arturo Romer, fisico teorico